L’oro grigio
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Oro grigio è l’espressione cinica data da alcuni giornalisti agli anziani residenti nelle case di riposo. Un numero crescente a causa del processo di allungamento della vita umana.
Alcuni anziani soli, che sono in gran parte autosufficienti e potrebbero stare a casa propria, trovano qui nuovi stimoli sociali. Tuttavia, la maggioranza vi risiede perché autosufficiente non è e le famiglie non riescono ad occuparsene. Come sappiamo, la mancanza di autosufficienza può variare molto, da situazioni facilmente gestibili a casa propria a situazioni estreme, quando siamo in presenza di difficoltà serie di mobilità e/o forme di demenza senile. Prima o poi, sono problematiche tristi che i più fortunati tra noi, ovvero quelli che non muoiono prima, dovranno gestire insieme alle proprie famiglie.
Intorno a queste necessità c’è un’attività crescente, un tempo demandata a delle istituzioni statali e ora gestita in modo misto pubblico-privato con una regolamentazione che varia da paese a paese. È un’industria che viene definita florida e che è amata dalla Borsa, che dona alle società del settore valutazioni grasse, riflesso di aspettative di crescita molto alte. Tuttavia, a guardar meglio, così florida non è. I margini sono bassi e instabili. Le migliori società del settore hanno ritorni sul capitale intorno al 5% e un margine sulle vendite (ROS) del 6%, che obbliga al triste sforzo di dover conciliare il benessere delle persone con il budget. Questo porta e ha portato spesso a polemiche e anche, nei casi più gravi, a multe o addirittura a condanne penali. In Italia dove spesso l’attività è demandata a società piccole e medie è normale leggere di casi di maltrattamento di anziani e chiusura di case di ricovero. In Germania una ricerca della AOK, una grande società assicurativa, ha determinato che in oltre il 60% dei casi le 13mila case di riposo del paese forniscono servizi assolutamente non adeguati, sebbene il costo superi sempre i 3000 euro al mese, di cui la metà pagata dal paziente. La Francia è uno dei paesi più avanzati su questo fronte. Una normativa elaborata basata sulle EHPAD (Etablissement d’He’bergement pour Personnes Ag) ha aiutato a sviluppare società di dimensioni ciclopiche e presenza internazionale, che riescono a combinare sostenibilità del business model e qualità dei servizi. Almeno apparentemente.
Il 26 gennaio viene pubblicato dalla piccola casa editrice Fayard, parte del colosso editoriale francese Lagardere, il primo libro del giovane giornalista d’inchiesta Victor Castanet. Il libro ha un titolo macabro, Les Fossoyeurs (I Becchini) e si focalizza su una serie di presunte negligenze e maltrattamenti avvenuti su una delle case di riposo di Orpea, la società francese che gestisce oltre 1000 case di riposo e cliniche in Francia e all’estero, il più grande player mondiale del settore. Questo libro ha suscitato indignazione nell’opinione pubblica ed il crollo del titolo Orpea sul mercato, oltre che la forte debolezza degli altri titoli del settore.
Qui di seguito alcune nostre analisi.
Orpea. Fondata nel 1989 dal dr. Jean-Claude Marian, medico psichiatrico, è cresciuta da una sola casa di riposo a 1156 case a fine 2021 (circa 116k letti), di cui circa 586 in Francia e Benelux e il resto in altri paesi europei, in Sudamerica e Cina. Impiega quasi 70k persone (un tasso staff/pazienti dello 0,64 per le case di riposo e 0,94 nelle cliniche). La crescita è avvenuta in modo organico fino alla quotazione avvenuta nel 2002 quando fatturava circa 150 mln euro, per poi crescere attraverso significative acquisizioni ed arrivare a fatturare 4,2 miliardi. La crescita è stata eccezionale ma, controintuitivamente, la redditività si è ridotta a causa della regolamentazione più severa. Orpea, che è sempre stata in utile dalla sua creazione, registrava un ROS del 7% nel 2002 e del 6% nel 2019 (pre-covid) così come nel 2021. Un ROE del 5% sui mezzi propri e, prima del recente crollo del titolo, un ritorno sul valore di Borsa (inverso del P/E o earning yield) inferiore al 3%, che implica assai poco rischio e/o una gran fede sulla crescita futura. La società è gestita industrialmente, come è inevitabile che sia. Ogni costo è pianificato, così come i protocolli di lavaggio ospiti, pulizia, cucina, visite, etc. Come detto, uno sforamento del 6% del budget porterebbe la società in perdita. La società rivendica un livello di soddisfazione del 92,4% da parte dei loro clienti certificato da una società esterna.
Qui sotto 2 slide prese da due presentazioni di Orpea. Una con le cifre chiave del business e l’altra con i punti del loro piano 2023
Orpea – Piano 2023
Il libro. Abbiamo letto il libro. Non abbiamo avuto l’impressione di trovarci davanti una ricerca obiettiva, ma un racconto drammatizzato, in cerca di audience e lettori prima che di verità e risposte. Un prodotto non distante da Report di Rai 3, tanto amato dai telespettatori, ma focalizzato più sul sensazionalismo che sulla ricerca della verità. Io stesso ero un amante di Report, infervorato dalla capacità del programma di far emergere ingiustizie. Fino a che lo stesso programma non ha parlato di qualcosa che conoscevo bene. A quel punto ho potuto constatare la sua superficialità e il bieco giustizialismo, con la apparente volontà di attrarre più che informare gli spettatori. D’altronde per attirare l’attenzione non basta individuare delle cose che non vanno, bisogna trovare o creare qualcosa stupefacente, capace d’incollare al giornale, libro o televisore e di far parlare la gente al bar. Sebbene siamo sicuri che molti eventi raccontati siano realmente avvenuti, abbiamo l’impressione che siano stati volutamente esasperati e presentati come la normalità delle cose nell’ambito delle strutture di Orpea. Abbiamo la percezione che si tenda a eviscerare tutti i problemi senza mai menzionare le cose che vanno bene. L’autore sembra non aver mai trovato un dipendente o un ex dipendente soddisfatto. E pensare che Orpea abbia 70k dipendenti che pensano tutti di lavorare per una società canaglia è quantomeno strano.
La prima parte del libro si focalizza su testimonianze di ex-dipendenti di questa casa di ricovero a Neully-sur- Seine. Qui quello che emerge è che gli ospiti vengono trattati male e in alcuni casi estremi anche fatti colposamente morire. Si cita anche un caso di “eutanasia” non richiesto dal paziente o dalla famiglia che a casa mia si chiama omicidio. Tutto questo continuamente facendo notare che gli ospiti pagavano tra i 6 e i 7mila euro al mese. Cercando di sdrammatizzare, mi ricorda l’inizio del film Io e Annie di Woody Allen, quando la voce di sottofondo tira fuori la storiella di due vecchiette in una casa di riposo. Una dice all’altra “il cibo qui è assolutamente immangiabile” e poi aggiunge “e te ne danno così poco…”. Che senso ha trattare metodicamente male, rischiando di perdere, o addirittura uccidere dei pazienti che ti pagano così tanto? L’autore cita poi un caso in cui, dopo estreme angherie subite dalla loro cara, la famiglia di questa decide di portarla via, ma la stessa si oppone perché qui aveva ormai delle amiche… Infine, non possiamo non notare una frase dell’autore che denota la sua superficialità connettendo la forte crescita del fatturato, legata all’aumento del numero delle case di riposo gestite, ai risparmi sui pannoloni e su altri beni di consumo. I margini, e non il fatturato, beneficiano del taglio indiscriminato dei costi e qui i margini, come già detto, sono molto modesti.
Nella seconda parte del libro l’angoscia cresce ulteriormente e si parla del “sistema Orpea”. Un sistema dove il controllo di gestione occupa un posto centrale e questo, di nuovo a nostro avviso ingenuamente, viene descritto come elemento diabolico. Come se questo non contasse anche per organizzare ospedali, scuole, pompieri, polizia, servizi sociali, società farmaceutiche, servizi di controllo della sicurezza, etc. Di nuovo si fa leva sulla sensibilità della gente per creare stupore e/o orrore. In questa parte viene anche analizzato il processo di rebate dei fornitori, processo mutuato dalla grande distribuzione che vede i fornitori di grandi clienti versare degli sconti a fine anno al cliente. Non vogliamo qui addentrarci su elementi tecnici, ma queste pratiche sono oggetto di certificazione annuale da parte di societa’ di revisione indipendente e utilizzate da tutte le società del settore.
Nella terza parte del libro vengono analizzate le presunte angherie della società verso i propri dipendenti. Anche qui si tende forse ad estremizzare, parlando di depressioni diffuse e desiderio di suicidio. Se questo fosse vero nelle dimensioni descritte dal giovane giornalista, allora la società meriterebbe un posto tra le grandi menti criminali del nostro tempo per essere riuscita per così tanto tempo a delinquere, abusando di uno staff di 70k persone senza essere beccati, fino all’arrivo del buon Victor Castanet a cui il mondo occidentale a questo punto dovremmo molto.
Nella quarta parte del libro racconta come le visite delle autorità sono poche e anticipate un mese prima e come questo dia modo di prepararsi. Inoltre, i controlli sono rari e spesso limitati ai casi dove vi siano lamentele da parte di pazienti o famiglie. Vista la situazione qui disegnata, però, dovrebbero esserci lamentele, e quindi ispezioni, a iosa. Ci si focalizza poi su una clinica che ha oggettivamente delle review su Google Avis orribili. Abbiamo tuttavia controllato sullo stesso sito, e non sono poche le case di cure Orpea con voti molto alti. Ancora sembra esserci la volontà di stupire, più che di rappresentare i molti problemi in modo oggettivo.
La reazione politica. La reazione politica francese è stata degna del peggior populismo che riscontriamo nella classe politica nostrana. E le incipienti elezioni presidenziali hanno sicuramente contribuito. Abbiamo ascoltato molto attentamente le 2 ore e 20 minuti di audizione parlamentare in cui la Commissione degli Affari Sociali ha sentito il nuovo PDG di Orpea (e precedente presidente non esecutivo del CdA di Orpea) Philippe Charrier e il direttore generale del gruppo per la Francia, Jean-Christophe Romersi (qui il link al video dell’audizione). Circa 40 domande da altrettanti parlamentari facenti parte della commissione. Ogni domanda era preceduta da frasi di disgusto generale per le presunte irregolarita’ compiute dalla società inquisita, sebbene oggi si sia lontani dall’avere un quadro preciso di cosa sia veramente avvenuto, oltre che da considerazioni sulla loro attenta e personale vigilanza delle strutture per gli anziani nella propria circoscrizione di appartenenza. Bisogna d’altronde sfruttare qualche minuto di campagna elettorale regalato… L’oro grigio sembra interessare in effetti i politici ancor più di quanto interessi ad Orpea e a Castanet. Alle domande dei parlamentari i due malcapitati hanno provato a rispondere, ma più che un approfondimento era un’esecuzione. E l’audizione è terminata tagliando la parola ai due con la presidente della commissione, Fadila Katthabi, che gli rimproverava di non aver risposto… Una sciarada. Tuttavia, ciò che è stato detto dai due dirigenti aveva assolutamente senso. Hanno negato esista alcun “sistema Orpea” basato sul maltrattamento degli ospiti. Hanno negato molte delle presunte procedure citate nel libro. Lo hanno fatto alla vigilia di 2 inchieste indipendenti e 1 ministeriale che stanno partendo. Se hanno mentito sono dei kamikaze.
Lo scrittore. Giovane sui trent’anni Castanet ha lavorato qualche anno per società grosse come Canal+ per poi mettersi in proprio a fare inchieste e venderle a testate giornalistiche.
Finora sconosciuto, il giornalista ha un proprio sito dove trovare queste inchieste (VICTOR CASTANET Journaliste Réalisateur) e altre notizie su di sé e il suo lavoro che consiste in alcuni reportage, articoli e documentari.
I rischi. Una società esposta a questa pubblicità inevitabilmente ne risente. Comunque si chiuda la vicenda. Almeno nel breve periodo. Se hai dei dubbi sulla solidità della tua banca tendi a levare i soldi. L’operazione è semplice. Inoltre, è complicato analizzare la situazione contabile di una banca e si seguono facilmente rumori ed articoli. Muovere un parente anziano da una casa di riposo non è così automatico. Qui le problematiche riscontrate sono di più facile analisi. A differenza di una banca, il referente nella struttura parla una lingua comprensibile ai più. Trovare una destinazione alternativa non è così facile come trovare un’altra banca. Quindi la cosiddetta “bank run” o corsa agli sportelli è qui improbabile.
Le case di riposo lavorano attraverso licenze che possono essere revocate. Tuttavia, è improbabile che levino le licenze ad una società pubblica (l’80% della società è sul mercato e il resto in mano alla fondazione della famiglia Peugeot e a un fondo pensione canadese). In caso di mancanze molto gravi è più facile venga chiesto il ricambio del CdA e della dirigenza o, al limite, commissariata per un po’ di tempo. Se si cerca su internet in Italia vi è uno scandalo dietro l’altro in questi istituti con casi di gravi maltrattamenti. In una società con 70mila impiegati riteniamo assai più difficile l’istituzionalizzazione della tortura e della delinquenza. Nei casi più gravi viene comminata una sanzione pecuniaria e individuati una serie di responsabili da perseguire.
Sebbene quando c’è la politica di mezzo tutto sia possibile riteniamo quindi i rischi di fallimento o di esproprio molto limitati. La capacità di crescita della società, però, sembra ora compromessa e con lei i suoi multipli maestosi che a 100 euro per azione la rendevano una delle società più amate dal mercato mentre ora a 34 euro vale 11/12x gli utili dopo aver ancora abbassato i gia’ esigui margini a seguito dello scandalo in corso.
Conclusione. Non siamo patiti di giornalisti come Victor Castanet alla ricerca di sensazionalismi e notorietà. Il settore toccato è uno dei più delicati e controversi. Le risorse per curare le persone non più auto-sufficienti mancano e spesso la tendenza è di girare la testa dall’altra parte. Noi crediamo che grosse società come Orpea facciano in generale un buon lavoro, rendendo le procedure efficienti e riuscendo a garantire un ritorno del capitale positivo, sebbene basso. La gestione statale è sicuramente più costosa ed inefficiente. Se è vero che più risorse dovrebbero essere dedicate all’invecchiamento dignitoso di tutti gli anziani questo può essere detto per l’istruzione dei piccini, per le cure per i malati oncologici, per l’assistenza per gli handicappati, per la sicurezza pubblica, etc. Le risorse mancano. Anziani affetti da demenza sono estremamente delicati da curare ed il loro numero sta esplodendo insieme all’allungamento della vita. La soluzione sta nella maggiore cura a domicilio, maggiore immigrazione di personale di assistenza, maggiore formazione. Società grosse e gestite industrialmente come Orpea garantiscono maggiore efficienza e meno costi. L’enorme entusiasmo che vi era sul settore prima del libro permetteva alla società di finanziarsi per una canzone ed avere un costo del capitale bassissimo. Questo era una manna per la comunità, che poteva quindi offrire prestazioni standardizzate a costi controllati per la comunità. Questo scandalo porterà gli investitori a chiedere ritorni maggiori a fronte di marginalità bassa e alto rischio. Questo vuole dire bassi multipli, almeno per ora, e meno soldi da investire.
Noi abbiamo acquistato per il fondo NEF SDG lo 0,5% di Orpea durante questi giorni. Sul settore non avevamo nulla sia perché è sempre stato molto chiacchierato in tutti i paesi per le ragioni di cui abbiamo parlato, sia perché era troppo caro. Preferivamo essere investiti su società esposte alla diagnostica, come Fresenius, CVS, Walgreen, Laboratories of America, Qwest Diagnostic, etc, società meno rischiose, esposte a crescita secolare e a bassi multipli. Oggi ci allunghiamo su un settore funzionale al raggiungimento degli SDG ed estremamente importante per uno sviluppo sostenibile della società. La tendenza dei fondi di investimento è di liberarsi delle società appena salta fuori uno scandalo per evitare di far vedere di averle in portafoglio. Noi qui facciamo il contrario. Sappiamo che uno scandalo, se provato, porta alla ripulitura del management della società e una riscrittura delle sue procedure, a beneficio della comunità. Crediamo che Orpea non rappresenti altro che l’industrializzazione di un settore che è molto caro da gestire altrimenti. Ma crediamo altresì che dei miglioramenti verranno apportati, sebbene, come detto, con un costo significativo in termini di risorse disponibili per la crescita futura. Un mondo ideale non esiste, ma oggi siamo lieti di avere in portafoglio una piccola partecipazione in un settore che, passata una fase difficile, ritroverà il suo cammino di crescita positiva e le cui valutazioni oggi incorporano bene i rischi intrinsechi, mentre trascurano le opportunità di lungo periodo.