Coerenti incoerenze
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Quante volte ci siamo lamentati dell’incoerenza del mercato duranti fasi in cui questo si muove in modo apparentemente illogico? Alcune volte il mercato stesso riassorbe tali movimenti. Altre volte siamo noi che correggiamo le nostre visioni allineandole con quelle del mercato che aveva anticipato qualcosa che prima noi non vedevamo. Il mercato, come ben sappiamo, siamo in definitiva tutti noi. Tuttavia in alcuni periodi il peso di alcuni gruppi è predominante rispetto ad altri. Oggi, come più volte ci siamo permessi di rimarcare, la componente quantitativa/momentum la fa da padrone e bisogna ricordarselo quando proviamo a leggere i movimenti del mercato. In settimana la partenza del grasso pacchetto fiscale americano ha creato un movimento abnorme dei governativi che si è riverberato prima sui tech, per poi estendersi al mercato nel suo complesso. Ironico che tecnicismi quantitativi hanno portato alla vendita di settori che sono, per molto tempo, stati penalizzati proprio dai bassi tassi di interesse. Come il crollo di marzo legato al lockdown ha creato un corto circuito che ha anche penalizzato gli stessi titoli growth che avrebbero beneficiato del lockdown. Per quanto tempo tutti noi ci siamo lamentati dei tassi bassi o addirittura negativi?
Ricordiamo qui al lettore alcune delle ripercussioni:
• Rendono i deficit previdenziali insopportabili, per Stati e società.
• Rendono il business delle assicurazioni vita non praticabile.
• Disintegrano la redditività delle banche.
• La deflazione ha un effetto negativo sui consumi e investimenti in due modi: da una
parte il consumo/investimento viene posticipato in attesa che il bene costi meno, dall’altra una dinamica nominale di salari e profitti/vendite negativa o piatta riduce la percezione di crescita economica del dipendente e dell’imprenditore.
• Un ambiente deflazionistico ha un effetto negativo anche su provider di servizi regolati come utilities e telefonici le cui tariffe sono legate in molti casi a tassi derivanti da panieri non attuali e che portano quindi alla riduzione dei margini.
Sentendoci di escludere la possibilità che l’occidente sia diretto verso un’inflazione da stato Centrafricano, crediamo che l’attuale fase rappresenti un’occasione per accumulare quei settori e quei titoli che possono beneficiare dalla fine della deflazione e che ora trattano a livelli incredibilmente depressi.
Tensioni gentili
In settimana Biden lancia uno strike aereo contro postazioni filo-iraniane in Siria, a ripercussione di alcuni attacchi missilistici, presumibilmente di matrice iraniana, contro postazioni militari irachene, dove è morto anche un soldato americano. Notiamo che l’attacco americano, sebbene quasi immediato, è stato molto moderato e non accompagnato da una retorica rabbiosa. Da parte sua l’Iran ha protestato con toni anche qui soft, sottolineando l’estraneità dell’Iran all’attacco missilistico ad una base irachena con personale americano. Crediamo che un processo di riavvicinamento tra Teheran e Washington sia prossimo con una probabile ripresa del piano per la denuclearizzazione del paese. Questo è molto positivo per il Medio-Oriente e per la geopolitica globale in generale.
Guerra&Pandemia
Alcune volte la storia, con tutti i doverosi distinguo, può essere un buon indicatore del futuro. L’economia dopo la seconda guerra mondiale esplose, quasi raddoppiando il Pil a dieci anni dalla fine della guerra rispetto ai livelli depressi pre-bellici. Oggi stiamo uscendo faticosamente, ma probabilmente definitivamente dal Covid. Oggi non ci sono tuttavia infrastrutture da ricostruire. Vi sono tuttavia infrastrutture da costruire. Alla fine del Covid corrispondono fiumi di denari per finanziare una transizione energetica di portata ciclopica che non coinvolgerà, come sembrano pensare alcuni gli investitori, solo chi fa pale eoliche o pannelli solari, bensì un ecosistema ben più ampio. Vi è poi la rivoluzione digitale, a cui il 5G conferirà forza e inevitabilità, che vedrà enormi vantaggi, per ora colti solo dai grossi tech, spandersi su tutti i settori, aumentando produttività, opportunità, occupazione e Pil. La fase borsistica corale e maestosa dei player digitali si esaurisce probabilmente qui. Proprio quando la digitalizzazione decolla solidamente. Come quella dei titoli internet si concluse agli inizi 2000, con l’avvio di internet nella vita reale. Alcuni titoli continueranno a salire, molti scenderanno. Ma d’ora in poi su quel mondo crediamo bisognerà essere capaci di essere molto selettivi, oppure meglio passare alla cassa e diventare spettatori. Il rischio ci sembra di gran lunga superare le opportunità.
Per chi preferisce affidarsi all’investimento passivo, attraverso indici o fondi a bassa TEV, bisogna segnalare che oggi gli indici sono pervasi da questi titoli growth con un profilo rischio/beneficio veramente poco attraente. Una cosa giusta e saggia potrebbe essere andare a curiosare nella composizione degli indici di dieci anni fa per trovare spunti interessanti per costruire un portafoglio più “classico”.
La fine della seconda guerra mondiale, ironicamente, vide anche l’inizio del declino economico britannico, nazione che era uscita vincitrice dal conflitto. Privata delle sue colonie che acquisirono l’indipendenza e con un’industria bellica ormai enorme, ebbe difficoltà a reinventarsi. La forte ripresa della sua economia arrivò solo all’inizio degli anni ‘70 con l’entrata in quella che ora è chiamata EU. La Gran Bretagna è arrivata al Covid in grande forma economica, essendo il paese che, di nuovo ironicamente, più ha beneficiato della partecipazione all’UE. E grazie alla bassa burocrazia e efficienza che contraddistingue la sua pubblica amministrazione (basata anche su un’educazione civica sconosciuta in molti Stati dell’Unione, tra cui l’Italia) riesce ad uscire da Covid per prima. Tuttavia non è un’ipotesi trascurabile che questo momento, caratterizzato dall’entrata in vigore della Brexit, segni l’inizio di una lunga fase di sottoperformance economica di questa grande nazione. Proprio come allora. Molti dei titoli azionari qui quotati scontano esageratamente a nostro avviso questo rischio e presentano un profilo rischio/rendimento molto interessante.
Se la fine della seconda guerra mondiale portò anche alla fine della colonizzazione nei paesi in via di sviluppo, la fine del covid avrà anche un effetto benefico su questi paesi. La grande quantità di denaro e la coesione su principi come la decarbonizzazione e la solidarietà faciliterà progetti di sviluppo che troveranno qui un moltiplicatore di crescita nettamente più consistente che nei paesi occidentali. Crediamo che sono molti i paesi emergenti che presentano un profilo rischio/rendimento oggi attraente.
La fine della seconda guerra mondiale portò alla creazione dell’ONU e dell’European Coal and Steel Community, che poi divenne l’Unione Europea. Ci sono degli elementi che la fine del Covid possa coincidere con l’entrata dell’UE in una fase più adulta che la porti a meritarsi il sostantivo Unione.
Infine, se la fine della seconda guerra mondiale portò ad una fase di esplosione dei consumi (consumismo), e la fine del proibizionismo nel ’33 portò ad un’impennata di consumo di alcol e feste, la fine del Covid potrebbe portare un’ondata di domanda per viaggi turistici e divertimento non soddisfatta (pent-up demand) e a una nuova domanda legata al fatto che percepiamo come questa possibilità di viaggiare e uscire possa svanire di nuovo in futuro. Viaggi e divertimento sono industrie da non trascurare. E sono anche particolarmente a buon mercato…
La settimana che fu
In settimana su NEF SDG abbiamo ancora ridotto l’esposizione alle commodities e alle costruzioni, prendendo profitto su due player che si sono molto ben comportati in anticipazione delle politiche fiscali green, e abbiamo aumentato utilities europee e americane con una forte esposizione al network e/o alla generazione idroelettrica. Abbiamo poi ridotto ancora l’esposizione al mondo automobilistico e ancora aumentato l’esposizione alle società giornalistiche di qualità e alle telecomunicazioni coreane.
In settimana su Pharus Electric Mobility Niches abbiamo aumentato su debolezza l’esposizione a un produttore di catodi giapponesi che tratta a patrimonio netto tangibile. La società ha un JV con Basf per la produzione di precursori per catodi ed è un fornitore tier1 di Panasonic.
In settimana su Pharus Asian Niches abbiamo ridotto le commodities nella Nicchia Mobilità Elettrica e aumentato assicurativi e bancari coreani, titoli che trattano tra lo 0,2x e lo 0,5x il patrimonio netto tangibile nonostante il capitale solido e la redditività in crescita.
Sul fondo Pharus Asian Niches chiudiamo la Nicchia Sostituzione della Plastica e dell’Acciaio e lanciamo la Nicchia La Magia della Grafite: Fibre di Carbonio&Riciclo dell’Acciaio.
La Nicchia Sostituzione della Plastica e dell’Acciaio ha registrato dalla partenza del fondo (21/02/19) una performance vicino al 30%. La performance è stata realizzata per lo più dalle sotto-Nicchie Alluminio e del Legno. Entrambi i temi sono secolari e crediamo possano negli anni apprezzarsi ulteriormente. Tuttavia oggi presentano valutazioni che non possiamo considerare più depresse. Nella stessa Nicchia le sotto-Nicchie Fibre di carbonio e Riciclo dell’Acciaio hanno registrato performance moderatamente negative. La prima a causa del crollo della domanda di fibre di carbonio per gli aerei (che rappresentano quasi il 60% della attuale domanda), la seconda per il rallentamento di investimenti in nuove fornaci EAF, le uniche che permettono il riciclo dell’acciaio, a causa di quasi 3 anni di recessione manifatturiera culminata col covid. Entrambi i temi sono accumunati dalla grafite, indispensabile per la produzione di fibre di carbonio e degli elettrodi di grafite, la componente centrale delle EAF. Il mercato si strappava di mano 10 anni fa le società che producevano le fibre di carbonio a valutazioni folli, in attesa che la domanda per questi materiali partisse, sebbene allora fossero anti-economici. Oggi questi materiali costano un terzo, verranno usati sempre di più per i veicoli elettrici, pale eoliche e costruzioni (crescita del 20/30% annuo) e oggi le società produttrici trattano a valutazioni molto contenute. Le società che producono attrezzature per centrali EAF beneficeranno di una crescita futura importante, sia perché il riciclo dell’acciaio dovrà col tempo piu’ che raddoppiare, sia perché solo queste centrali potranno processare lo sponge steel (DRI) che è il semilavorato dell’acciaio ottenuto oggi attraverso il gas naturale e un domani con l’idrogeno blu, quindi ad impatto zero. La produzione di acciaio e’ responsabile per il 7% delle emissioni di CO2 globali. Vediamo in questi due settori, accomunati dall’utilizzo della grafite, un profilo rischio/rendimento estremamente attraente.
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