Ciò che conta è sforzarsi (e progredire)
Proprio come nello sport o nella vita, anche in tema di sostenibilità dovrebbero forse contare non tanto o non solo il risultato finale, o il punto di partenza, ma anche e soprattutto lo sforzo e il progresso (o meno) nel tempo.
In particolare, dovrebbero contare gli sforzi da parte delle aziende di limitare e migliorare nel tempo quelli che il regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR) definisce come Principal Adverse Impacts (PAI), e cioè gli impatti negativi delle attività aziendali su Ambiente, Società e Governance (ESG), in termini per esempio di emissioni di gas serra, smaltimento dei rifiuti e spreco di acqua.
Imponendo alle società d’investimento l’onere di rendicontare i PAI dei loro portafogli, e richiedendo loro di mostrare come questi PAI si muovano nel tempo, l’SFDR sembrerebbe aver fatto proprio l’insegnamento di Pierre de Coubertin, ma non è così.
La struttura della regolamentazione UE rende infatti impossibile discernere se i cambiamenti nei PAI siano dovuti a iniziative delle aziende volte a ridurre l’impatto negativo, o semplicemente a variazioni nel mix settoriale o geografico all’interno di un portafoglio.
E questo banalmente perché la regolamentazione prevede che il portafoglio di un fondo in un dato momento, venga confrontato con il portafoglio in periodi precedenti, indipendentemente da eventuali variazioni nella composizione delle partecipazioni azionarie.
L’approccio implicito nella normativa SFDR potrebbe così generare effetti o incentivi indiretti perversi, sicuramente non voluti dal regolatore UE.
Ad esempio, un aumento in portafoglio del peso di società industriali, che presentano PAI strutturalmente elevati, a scapito di banche, con PAI inferiori, porterebbe a un risultato negativo. È chiaro che la banca con le emissioni di CO2 più alte sarà sempre più “pulita” dell’azienda industriale con le emissioni più basse, ma è altrettanto chiaro che l’intento della normativa europea non è quello di scoraggiare gli investimenti nei settori industriali, privandoli di capitali e compromettendone l’operatività, a favore del settore bancario.
Per comparare mele con mele e pere con pere, Niche AM ha così deciso di preparare per il fondo NEF Ethical Global Trends SDG, oltre al rapporto PAI previsto dalla regolamentazione EU, un ulteriore documento che confronta i PAI del portafoglio del fondo in un dato periodo con i PAI dello stesso identico portafoglio in periodi precedenti.
Così facendo questa “Analisi PAI Dinamica” permette di valutare in quale misura il portafoglio stia effettivamente riducendo nel tempo il proprio impatto negativo in termini di sostenibilità. E soprattutto consente di evidenziare e misurare gli sforzi e i risultati in termini di sostenibilità delle società in portafoglio (nonché il lavoro svolto dal gestore per concentrarsi su società virtuose), a prescindere dal settore di appartenenza.
Il nostro Rapporto PAI Dinamico è prodotto su base annuale. Cliccare sull’immagine sopra per dettagli sulla struttura e le conclusioni dell’analisi, che nel 2023 sono state particolarmente positive per NEF Ethical Global Trends SDG.
Al 31 dicembre 2023, infatti, il 75% degli indicatori PAI del portafoglio ha mostrato un miglioramento, un 18% non ha subito alcun cambiamento significativo e solo un 7% ha mostrato tendenze negative inspiegate, che hanno richiesto un ulteriore engagement con il management delle aziende da parte dei nostri analisti di sostenibilità.
Inoltre, un notevole 75% delle società partecipate (ponderate per il NAV) ha mostrato caratteristiche di sostenibilità migliori o sostanzialmente invariate in tutti e in ciascuno dei 14 indicatori PAI utilizzati nell’analisi.
Cliccare sull’immagine sotto per ulteriori dettagli sul fondo NEF Ethical Global Trends SDG.
Questa è una comunicazione di marketing destinata esclusivamente agli investitori istituzionali.Consultare i Prospetti dei Fondi e i KID prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.
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